Piccole e Medie Imprese, microimprese e professionisti: chi sono?

Come sappiamo, l’Osservatorio Digitale PMI è nato con l’obiettivo di indagare l’utilizzo degli strumenti digitali da parte delle Piccole e Medie Imprese italiane, al fine di analizzare il grado di adozione, i potenziali ostacoli, i rischi ma soprattutto le opportunità connesse al mondo digital.

Quando si parla di PMI, tuttavia, è facile cadere in semplificazioni e immagini stereotipate. In realtà, si tratta di un mondo eterogeneo, che include microimprese a gestione familiare e aziende strutturate con più di duecento dipendenti, presenti in tutti i diversi settori economici, dall’agricoltura fino al terziario avanzato.

Partiamo quindi da alcune definizioni. Sulla base della raccomandazione della Commissione Europea emanata il 6 maggio 2003 e recepita tramite il Decreto Ministeriale del 18 aprile 2005, le dimensioni di un’impresa sono definite sulla base del loro organico e del loro fatturato o del loro bilancio totale annuale.


Per Media Impresa, intendiamo un’azienda che abbia un organico inferiore alle 250 persone, e il cui fatturato non superi i 50 milioni di euro o il cui bilancio totale annuale non sia superiore a 43 milioni di euro.
Con Piccola Impresa, invece, definiamo un’impresa il cui organico sia inferiore a 50 persone e il cui fatturato o il totale del bilancio annuale non superi i 10 milioni di euro.
Una Microimpresa, infine, è un’azienda il cui organico sia inferiore a 10 persone e il cui fatturato o bilancio totale annuale non superi 2 milioni di euro.

Una delle forme di microimpresa più diffusa è costituita dall’impresa individuale, di proprietà di un unico imprenditore. Si distingue dal libero professionista in quanto quest’ultimo non è un imprenditore, ma un soggetto che esercità un’attività professionale in modo autonomo.

Non è una sorpresa che le PMI siano la vera spina dorsale dell’economia italiana: secondo i dati Istat, infatti, circa il 95% delle aziende nei settori dell’Industria e dei Servizi hanno meno di 10 addetti, dando lavoro a circa il 47% delle persone impiegate in questi settori.

Per questo motivo diventa fondamentale volgere lo sguardo verso queste importanti realtà economiche, per individuare i fattori che possono impedire o rallentare l’adozione delle opportunità connesse al digital e favorire, al contrario, l’accesso a strumenti e competenze offerti dallo sviluppo delle nuove tecnologie.