La squadra per l’innovazione digitale – Parte 1
Nel mondo globalizzato ci sono minacce ed opportunità. Aumentano i consumatori ma anche i concorrenti. È necessario che ognuno, ogni azienda, si impegni ad innovare se stessa, aumentando gli investimenti in ricerca e sviluppo finalizzati ai prodotti ed ai processi per andare a cogliere queste nuove opportunità.
In questo momento storico, l’industria italiana non sembra avere una strategia innovativa chiara. La Technology Review del Massachusetts Institute of Technology ha stilato una classifica delle cinquanta industrie più innovative del mondo, quelle che hanno sviluppato nuove tecniche per ridefinire le proprie attività e conquistare la leadership.
Al primo posto della classifica si colloca Illumina, californiana, che produce software e macchine per identificare le sequenze del genoma con una riduzione drastica dei costi rispetto al passato. La prima volta che il genoma umano fu decodificato, nel 2000, il costo dell’operazione superò i 100 milioni di dollari. Oggi Illumina lo offre a 1.000 dollari. Gli effetti si vedranno nei nuovi sistemi diagnostici e di cura o nella ricerche genomiche in agricoltura.
In classifica non ci sono solo aziende tecnologiche. Tra le prime dieci compare Walmart che, partendo dai supermercati, è divenuto un gigante dell’e-commerce. Il claim di Walmart è “save the money, live better”: “risparmia denaro, vivi meglio”. Sul sito di Walmart, dopo aver scelto il prodotto, si clicca su un tasto per effettuare l’acquisto. Sul tasto non c’è scritto “BUY” o “GET IT”. C’è scritto “SAVE”, ovvero “RISPARMIA”. È importante l’esempio di Walmart perché denota un approccio corale all’adozione delle tecnologie digitali.
Sono intervenute diverse competenze nella definizione dei nuovi processi e, valorizzando il nome e le qualità ben note di Walmart, hanno semplicemente spostato l’attenzione dall’acquisto al risparmio di denaro e al miglioramento della qualità della vita. Si tratta, quindi, di una operazione di marketing che si è appropriata delle tecnologie per rimarcare i valori caratteristici dell’azienda su un canale differente: è passato il messaggio per cui Walmart cambia il punto vendita, ma la qualità rimane la stessa.
L’esempio di Walmart è importante per testimoniare il fatto che non bisogna necessariamente puntare a prodotti tecnologici per diventare un’azienda di successo, ma è necessario coniugare le tecnologie con processi capaci di sfruttarle.
È ormai accreditato che le tecnologie digitali, per avere successo, necessitino di un cambiamento di business model. Molto spesso, infatti, si cerca di introdurle sui processi preesistenti, a volte anche in modo parziale, con il risultato che aumentano i costi, si fanno le medesime cose in due modi differenti, non si raggiunge efficienza e non si riesce ad essere efficaci verso gli obiettivi prefissati. Il problema reale è che le tecnologie digitali sono per loro natura estremamente flessibili, per cui possono calzare anche sui processi in essere: così facendo si rischia di fare delle forzature e di non cogliere in pieno tutte le possibilità. Si ha quindi l’effetto opposto rispetto al desiderato.
[Nell’articolo successivo verrà approfondito come il superamento di tale ostacolo richieda l’intervento di una vera e propria “squadra per l’innovazione digitale”.]
Stefano Tazzi, Ingegnere Informatico e Consulente d’impresa per strategie e modelli di business digitali
Vincenzo Tizzani, responsabile Progetto Agenda Digitale Federmanager Bologna
Per concessione degli autori, tratto dalla rivista “Filo diretto – Dirigenti” di Federmanager Bologna, nr. 02/2015, pp. 13-14