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Decalogo per le PMI e il digitale

Come è apparso chiaramente dalle ricerche e dai dati che vi abbiamo mostrato in precedenza, per le PMI fare marketing digitale è ormai una questione di vitale importanza. Continua a leggere

La privacy in Europa: quali sono le novità?

Il Codice Privacy Europeo segna un nuovo passo verso la globalizzazione in materia di privacy e di tutela dei dati personali.

Dopo che a dicembre 2015 ha visto la luce il testo del Regolamento, il nuovo anno porterà con sé la sua inclusione all’interno di un progetto di riforma della privacy – e quindi la sua entrata in vigore, prevista per primavera 2016 – e l’obbligo di uniformarsi entro i successivi due anni – e dunque la sua applicabilità a partire dalla primavera 2018.

Il tanto atteso il Codice Privacy Europeo va ad interessare principalmente due ambiti, quello relativo all’uso dei dati personali nel settore della sicurezza e delle attività di polizia e giustizia (mediante una direttiva che andrà recepita nei singoli Stati), e quello relativo all’uso degli stessi con riferimento a tutti i soggetti privati (sia persone fisiche che giuridiche) e ad alcuni soggetti pubblici (mediante un regolamento immediatamente applicabile).

Il Regolamento Europeo della privacy nasce per dare una normativa ad aspetti ancora non coperti da tutela e regolamentazione, quali ad esempio il diritto all’oblio, il diritto alla portabilità dei dati, la valutazione dell’impatto dell’utilizzo dei dati, il controllo, l’informativa e la figura del Data Protection Officer (DPO).

Grazie alla peculiare natura di unicum (votato al principio della leale concorrenza), il Regolamento sarà applicabile in tutti gli Stati membri ed anche nei confronti di quelle aziende extra-europee che, però, offrano servizi o beni all’interno del mercato europeo.

privacy definition

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PEC e firma digitale

Quando si parla di PEC (Posta Elettronica Certificata) e firma digitale spesso si fa confusione. Le sigle e le definizioni, a  volte criptiche, del Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD), rendono difficile ai non addetti ai lavori la distinzione tra firme elettroniche, semplici, avanzate qualificate e firma digitale, quest’ultima definita dallo stesso CAD come

un particolare tipo di firma elettronica avanzata.

Vediamo di capirci un po’ di più.

Gli aspetti normativi della PEC

La PEC è uno strumento che consente di inviare messaggi di posta elettronica con pieno valore legale, pari a quello della raccomandata con ricevuta di ritorno.

L’art. 48 del CAD, infatti, prevede che la trasmissione telematica di comunicazioni che necessitano di una ricevuta di invio e di una ricevuta di consegna avvenga mediante posta elettronica certificata. In questo modo, una trasmissione dati assume lo stesso valore della notificane per mezzo posta. Questo significa che la data e l’ora relativi alla trasmissione e alla ricezione di un documento informatico, trasmesso a mezzo PEC, possono diventare un’arma legale tanto quanto una raccomandata con ricevuta di ritorno.

Successivamente una serie di norme, prima la D.L. 185/2008 (conv. L. 2/2009), da ultimo il DL 179/2012 (conv. L.221/2012), sono intervenute per rendere obbligatorio per imprese, professionisti e PA, il possesso di un indirizzo di Posta Elettronica Certificata. Già dal 2009, era d’obbligo dichiarare il proprio indirizzo PEC all’atto dell’iscrizione al registro imprese, ma la retroattività della norma è scattata solo nel 2011. Tempi più lunghi per le ditte individuali, per le quali l’obbligo è arrivato solo a fine giugno 2013.
Contestualmente, dal primo luglio 2013, la posta elettronica certificata è diventata il canale di comunicazione esclusivo tra imprese e pubblica amministrazione, non essendo più accettate le comunicazioni in forma cartacea.

La normativa vigente ha anche previsto la creazione di un elenco pubblico online, l’INIPEC, liberamente accessibile a tutti, dove trovare gli indirizzi PEC di imprese e professionisti. In modo analogo l’Indice PA consente di individuare gli indirizzi PEC di tutti gli enti pubblici, centrali e locali, di ogni ordine e livello.

PEC processo firma digitale

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Autocomunicazioni di massa

Le autocomunicazioni di massa nascono con l’avvento di internet e vanno a sostituire la più classica comunicazione di massa, il modello comunicativo esistente prima che nascesse il World Wide Web.

Come già ripetutamente accennato, con l’avvento di Internet ‒ prima ‒ e del Web 2.0 ‒ poco più tardi ‒ le aziende in generale e le Piccole e Medie Imprese in particolare si sono trovate a operare in un contesto che, se analizzato attentamente, appare profondamente mutato rispetto a quello di appena qualche anno fa. Per descrivere tale evoluzione vissuta dall’Occidente, Castells ha parlato di un

passaggio dalla società moderna, e di massa, alla società in rete (Network Society).

Le differenze tra le due sono molteplici, ma rilevante per questa trattazione è soprattutto il sostanziale cambiamento che si è verificato nell’ambito delle comunicazioni.

La diffusione dei mass media tradizionali, quali radio e televisione, oltre a facilitare l’accesso a un gran numero di informazioni e, di conseguenza, il graduale riconoscimento da parte dei cittadini della propria condizione e dei propri diritti ‒ quando le notizie non erano distorte ‒, ha sicuramente contribuito all’affermarsi della cultura di massa e del consumo. La comunicazione, infatti, era di tipo uno a molti e quindi prodotta esclusivamente da enti pubblici o privati specializzati, con l’obbiettivo di affermare le forme di pensiero dominanti. Nonostante questa sia un’analisi abbastanza superficiale e semplicistica del tema ben più ampio della comunicazione di massa, dovrebbe bastare a far comprendere l’atteggiamento assunto dalle imprese in un simile scenario: erano esse a decidere quale immagine di sé far emergere attraverso i mass media, selezionando accuratamente i contenuti da divulgare e presentando prodotti e servizi al pubblico in maniera spesso invasiva, per renderli noti e incrementare le vendite.

profilo uomo lettere autocomunicazione

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Digital PR e guest posting nella SEO

La visibilità online non è tanto diversa da quella di tutti i giorni. Nessuno si accorgerà di un buon sito, se questo non è visibile al target di riferimento. Una delle attività più importanti in termini di visibilità, ma che spesso viene sottovalutata, sono le Digital PR. In questo articolo vedremo come integrare tali attività all’interno di una strategia SEO.

Cosa sono le Digital P.R.

Prima di partire con il focus del nostro articolo, facciamo luce sul significato di Digital PR, spesso frainteso.
Le Digital PR sono tutte quelle attività necessarie per instaurare relazioni digitali che permettano a un brand o un’azienda di aumentare la propria popolarità online.
Sotto questo termine, quindi, troviamo diverse attività, utili per:

  • Aumentare l’awareness di un brand
  • Migliorare la brand reputation
  • Generare Wom (Word of Mouth), ovvero il passaparola
  • Generare nuovi contatti
  • Intercettare influencer di settore

Perché le Digital PR sono importanti per la SEO

Sappiamo che uno dei parametri più importanti per un sito, in ottica SEO, sono i backlink (o link in ingresso), che determinano l’autorevolezza di un sito web agli occhi del motore di ricerca.
Una delle azioni più profittevoli per ottenere link in ingresso di buona qualità che, quindi, soddisfino sia l’utente sia il motore di ricerca, è il Guest Posting, ovvero la pubblicazione di articoli (che linkano al mio sito) su altri blog, siti o portali a tema.
In che modo, però, è possibile dare inizio a un’attività di Guest Posting?
Ecco che entrano in gioco le Digital PR.

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Quali benefici dall’utilizzo di Internet per una PMI?

Promozione e vendita di prodotti o servizi stanno diventando, grazie alle tecnologie digital, sempre più efficaci ed efficienti. Efficaci perché in grado di proporre un modello di relazione diretta e personale con il prospect, con il cliente o con l’utente. Efficienti perché consentono di tracciare e monitorare costantemente le performance delle azioni sviluppate ottimizzando l’utilizzo di risorse quali, per esempio, i budget media.

Costi delle iniziative digital più contenuti rispetto ad altri media e buona diffusione di competenze di base sono fattori che permettono oggi alle PMI di raggiungere nuovi mercati (affacciandosi per esempio sul panorama internazionale) o di garantire nuovi servizi (come per esempio il customer care) azioni che, in entrambi i casi, avrebbero richiesto, in altri tempi, significativi investimenti in risorse e strutture.

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Il digital per lo sviluppo delle PMI italiane

Esce in questi giorni Il digital per lo sviluppo delle PMI Italiane. Risultati dell’indagine 2014 dell’Osservatorio Digitale PMI”, il nuovo libro di Roberto Lo Jacono e Valeria Stranges (Osservatorio Digitale PMI).

Obiettivo di questa pubblicazione è guidare il lettore nella comprensione del fenomeno e di alcuni dei principali strumenti di digital marketing, fornendo uno spaccato sull’adozione delle tecnologie digital da parte delle Piccole e Medie Imprese italiane.

Nell’ambito dellindagine 2014 dell’Osservatorio Digitale PMI, alla quale hanno partecipato più di 300 aziende, è emerso, per esempio, che:

  • la quasi totalità delle imprese (90,43%) possiede un sito web;
  • il 37,96% ha ottimizzato il proprio sito per poter esser visualizzato da mobile devices;
  • solo il 25,55% promuove il proprio sito tramite attività di Search Engine Optimisation (SEO);
  • il 45,21% utilizza strumenti di e-mail marketing per inviare newsletter e/o offerte commerciali;
  • solo il 14,6 % effettua attività di Search Engine Marketing (SEM);
  • poco più della metà delle aziende del campione (54,13%) possiede una propria pagina sui social;
  • solo il 20,13% vende online (e-commerce);
  • il 71,29% delle imprese del campione non ha creato applicazioni (APP) per i dispositivi mobile.

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Evoluzione Digitale: perché il digital è importante per le PMI?

Promozione e vendita di prodotti o servizi stanno diventando, grazie alle tecnologie digital, sempre più efficaci ed efficienti.

Questa rivoluzione digitale, valida per tutte le tipologie di aziende, diventa strategica per il mondo della Piccola e Media Impresa (PMI), un mondo caratterizzato da realtà talora prudenti nei confronti degli strumenti e delle tecnologie digital.

Costi delle iniziative digital più contenuti rispetto ad altri media e buona diffusione di competenze di base sono fattori che permettono oggi alle PMI di raggiungere altri e nuovi mercati, affacciandosi per esempio al panorama internazionale, o di garantire servizi come il customer care, che fino a ieri avevano bisogno di significativi investimenti in risorse e strutture.

Attivare una piattaforma di e-commerce, fare promotion e garantire una buona reputazione online ai propri prodotti e servizi permette di assicurare volumi di vendita (fatturati) altrimenti difficilmente raggiungibili.
Molte aziende stanno intraprendendo un percorso di Evoluzione Digitale, partendo da un semplice sito vetrina, passando poi alla presenza social, alla digital promotion fino ad arrivare al continuo monitoraggio della propria reputazione online.

Intraprendere oggi un corretto percorso di avvicinamento al mondo digital può assumere un valore strategico per la crescita, o anche solo per la sopravvivenza nel medio-lungo periodo, delle Piccole e Medie Imprese Italiane.