Benvenuti nel Blog dell’Osservatorio Digitale PMI!

Sul nostro Blog verranno periodicamente pubblicate notizie riguardanti le attività dell’Osservatorio Digitale PMI e approfondimenti sui risultati delle indagini alle quali sono invitate a partecipare Piccole e Medie Imprese italiane.

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PMI e web reputation: il ruolo di digital PR e buzz marketing

Articolo web reputationIl tema “PMI e web reputation” non va sottovalutato e tutti, prima o poi, si troveranno a doverlo prendere in seria considerazione. Qualsiasi azienda, anche se in diversi casi non per propria scelta, è infatti presente all’interno del vastissimo mondo della rete: quelle che ancora non si sono aperte all’utilizzo di strumenti digital, forse non sanno che con forte probabilità qualcun altro avrà già parlato di loro sul Web. Le imprese che invece, in qualche modo, sono attive on line in prima persona, necessitano di sapere come l’immagine che tentano di trasmettere venga percepita dagli utenti e cosa questi pensino e si riferiscano riguardo ai prodotti o servizi offerti. Per scoprirlo, deve essere condotta un’analisi della sopracitata web reputation, leggendo ciò che su blog, social media e communities viene detto riguardo all’azienda, alla sua attività e alla sua proposta commerciale. Tale analisi può venire effettuata “manualmente” o grazie a delle speciali piattaforme in grado di “leggere” e valutare automaticamente il sentiment delle conversazioni in rete relative a brand, persone, cose ecc. Solamente conoscendo la propria reputazione on line è possibile intervenire per modificarla o mantenerla, indirizzando in un senso o nell’altro la digital strategy. È dopo aver preso coscienza delle opinioni diffuse sul Web riguardo all’impresa, infatti, che diventa plausibile “assumere parte attiva” in questo ecosistema virtuale, servendosi per esempio di strumenti quali le digital PR e il buzz marketing.

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PMI e social media: come utilizzarli al meglio?

Il Social Media Marketing offre molte opportunità alle aziende, tra cui quella di aumentare la propria visibilità grazie a social media, social network e comunità virtuali, o di gestire rapporti on line con i consumatori, interagendo con essi in maniera più diretta e personale. Ma parlando di social media e PMI, non si può ignorare che per ottenere dei risultati concreti sia fondamentale valutare con attenzione le strategie di comunicazione da adottare e i “luoghi” da presidiare. Ogni canale social, infatti, ha una propria identità, che comporta diversi costi e benefici e differenti aspettative da parte degli utenti.

I principali social media

Tra i social media più utilizzati dalle PMI per rapportarsi con i clienti ‒ già acquisiti o potPMI e social media - Osservatorio Digitale PMIenziali ‒, in Italia il primato spetta a Facebook. Questa piattaforma consente alle persone di creare un profilo personale e di mantenere i contatti con amici e conoscenti in modo semplice e innovativo. Inoltre fornisce alle imprese la possibilità di realizzare una pagina aziendale e di sfruttarla per interagire con i propri “seguaci”.

Twitter, il social media del microblogging, è caratterizzato da un tipo di comunicazione privo di censure ed è quindi diventato, nel tempo, una vera e propria fonte di informazioni alternativa ai media tradizionali: tutti gli utenti contribuiscono a generare un modello di “giornalismo partecipato”, comunicando “What’s happening?” e cinguettando notizie in tempo reale. Da papa Francesco a Obama, da Paul McCartney a Katy Perry, su Twitter si leggono la quotidianità, i pensieri delle persone, e addirittura molti scoop e proclami politici, ben prima che siano pubblicati sui giornali. Gli account aziendali, invece, vengono creati principalmente con lo scopo di rilanciare notizie pubblicate altrove, per esempio sul sito web o sulla pagina Facebook dell’impresa. I Tweet non possono infatti superare il limite di 140 caratteri, poco adatto a discussioni lunghe.

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Il CRM tra visione e pre-visione, tra bi-sogni e sogni: moduli e caratteristiche

All’interno delle piattaforme CRM esistono, integrati tra loro, vari moduli.  Sono aggregazioni di dati, filtri, ed elaborati che attingo tutti dalla stessa base dati ma che danno letture e interpretazioni diverse; vediamone qualcuna.

CRM operativo – per la gestione degli ordini che si integra, sempre più spesso, con processi di e-commerce, della supply chain, della amministrazione e finanza, del marketing e della vendita.

CRM analitico – fondamentale punto strategico per conoscere i propri clienti o potenziali tali. Oggi è lo strumento basilare per prendere qualsiasi decisione in ambito manageriale/commerciale.

CRM collaborativo – traccia la storia della relazione con il Cliente o potenziale, che può avvenire in modalità multi canale (email, telefonata, fax, ticketing, chat, ect), in una sorta di diario personalizzato. Questo permette a qualsiasi operatore di poter intervenire in ogni momento nell’interazione con il cliente avendo ben chiari le principali informazioni oggetto della relazione. Un punto di attenzione deve essere quello relativo alla potenziale interpretabilità nella trascrizione tra la comunicazione orale (telefono) e la scritture delle note; spesso, è possibile registrare direttamente la voce del Cliente o potenziale eliminando qualsiasi ambiguità interpretativa.

CRM per il Customer Care. Sappiamo benissimo come sia importante la fase di post vendita. Un nostro prodotto o servizio vive soprattutto nel momenti in cui è usato o consumato ed è in quel momento che noi intrecciamo realmente la vita dei nostri clienti (il prodotto / servizio incontra la realtà). Non esser in grado di gestire il post vendita con efficacia potrebbe alimentare una reputazione negativa che spesso si diffonde online tramite il passa parola nei vari social media / all’interno delle communites.

Social CRM – soluzioni adatte alle imprese che esercitano direttamente le relazioni con i Clienti attraverso piattaforme di social media come Facebook , Twitter e LinkedIn. I social media presentano spesso un forum aperto di dialogo con i Clienti per condividere esperienze con un brand / prodotto, lamentele o promozione di prodotti.

CRM Mobile – o le applicazioni di CRM costruite per smartphone e tablet – sta diventando un must-have per i rappresentanti di vendita e professionisti del marketing che vogliono accedere alle informazioni del cliente ed eseguire le attività, quando non sono fisicamente nei loro uffici. CRM Mobile apps sfruttare le funzionalità che sono unici per i dispositivi mobili, come ad esempio le funzionalità GPS e riconoscimento vocale, al fine di servire meglio i clienti secondo il principio sempre ed ovunque.

  Salvatore Nicastro

Vipereg.com

Memento … OBLI(vi)O(n) – il diritto all’oblio

Se è vero che sono quasi 3000 le nuove imprese (startup innovative) – con l’aumento del +36% in un anno per l’Italia-; che l’80% di queste opera nel campo delle New Tech; che per il quinto anno consecutivo il mercato dell’advertising su internet ha segnato una costante crescita; che l’Italia – in tale ambito – ha ottenuto il 4° posto nel Top Ranking dei primi 10 paesi europei dopo UK, Germania e Francia, é importante porsi una domanda: che ne é della miriade di dati liberati (a volte senza troppo pensarci) nel web?

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Il CRM tra visione e pre-visione, tra bi-sogni e sogni: introduzione (i)

Se sei un imprenditore o un responsabile dell’Area vendite, oppure ti occupi di Marketing probabilmente hai già sentito parlare di “CRM “. Il  CRM sta per Customer Relationship Management. Per farla semplice, un sistema CRM consente alle aziende di gestire i rapporti commerciali, i dati e le informazioni dei propri clienti. In verità è molto più complesso. Vediamone alcuni aspetti e qualche soluzione.

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Cookies’s recipe

A soli 3 giorni dalla deadline per l’applicazione della normativa in materia di cookies, ecco accorrere in soccorso – in particolar modo dei piccoli gestori- il Garante della Privacy, con un provvedimento datato 5 giugno 2015.

Ecco, dunque, la ricetta da seguire per degli ottimi cookies a prova… di Legge.

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Il digitale nelle PMI: consapevolezza e grado di adozione

Finora abbiamo parlato dei principali strumenti di comunicazione digitale a disposizione delle aziende: ma quanto è diffusa la consapevolezza delle opportunità del digital da parte delle PMI italiane? 

Oggi cominciamo con il presentarvi alcuni dati tratti dall’indagine 2014 dell’Osservatorio Digitale PMI, condotto su 303 aziende italiane, con lo scopo di indagare il grado di adozione degli strumenti digitali e offrire spunti di riflessione per quelle aziende che stanno realizzando o hanno intenzione di iniziare la loro trasformazione digitale, fornendo uno stimolo per riflettere sul proprio livello di maturità digitale ed eventualmente elaborare una strategia di innovazione.

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PMI: avvicinarsi al digital vuol dire fare un percorso

Nell’implementare una digital strategy le aziende dovrebbero optare per un percorso caratterizzato da passi di complessità crescente che dipendono dal livello di maturità raggiunto nell’utilizzo di uno specifico strumento. Maggiori sono la capacità e la conoscenza di impiego di tali strumenti, maggiore sarà il livello di consapevolezza e di maturità che l’impresa ha sviluppato. Riuscire a metabolizzare e dominare un preciso livello permette di passare più agevolmente al successivo valutandone i risultati e ridefinendo i relativi obiettivi.

Ma non sempre questo è l’approccio utilizzato. Mancanza di progettazione, velocità e “mode del momento” fanno spesso fare passi falsi! Quanti sono i profili sui social media che vengono abbandonati nel giro di qualche mese perché si scopre che è time consuming la produzione di contenuti? Quanti sono gli e-commerce che dopo essersi affacciati sulla rete e non aver da subito conseguito risultati vengono chiusi? Che valore diamo ai nostri follower? Quanto supportiamo realmente il nostro marketing e/o le nostre vendite con le attività di digital marketing? In altre parole: convertiamo social leads in leads, prospect in clienti o stiamo solo “animando la rete”?

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Contratto (New Tech)… Tu quoque!?

Con la speranza di fare luce su alcuni punti d’interesse per gli imprenditori che vedono nelle nuove tecnologie il futuro, una sfida e, perché no, anche un’opportunità, ci dedicheremo a una nuova digressione giuridica relativa alla contrattualistica.
È il caso di fare chiarezza sul fatto che, non esistendo una categoria prefissata di contratti in ambito informatico, ciò che diventa perno della struttura contrattuale è l’utilizzo e, più che altro, il corretto adattamento delle tipologie civilistiche al mondo nuovo delle tecnologie.

Una volta operata una prima macro-distinzione tra i possibili tipi contrattuali (contratti cibernetici/contratti informatici; contratti hardware; contratti software; contratti di servizi) nel mondo web/Internet e New Tech – facile spunto per dissertazioni squisitamente giuridiche, che qui eviteremo -, è, però, il caso di focalizzare l’attenzione sul cuore pulsante della problematica (quanto meno da un punto di vista imprenditoriale): la componente di rischio.

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Piccole e Medie Imprese, microimprese e professionisti: chi sono?

Come sappiamo, l’Osservatorio Digitale PMI è nato con l’obiettivo di indagare l’utilizzo degli strumenti digitali da parte delle Piccole e Medie Imprese italiane, al fine di analizzare il grado di adozione, i potenziali ostacoli, i rischi ma soprattutto le opportunità connesse al mondo digital.

Quando si parla di PMI, tuttavia, è facile cadere in semplificazioni e immagini stereotipate. In realtà, si tratta di un mondo eterogeneo, che include microimprese a gestione familiare e aziende strutturate con più di duecento dipendenti, presenti in tutti i diversi settori economici, dall’agricoltura fino al terziario avanzato.

Partiamo quindi da alcune definizioni. Sulla base della raccomandazione della Commissione Europea emanata il 6 maggio 2003 e recepita tramite il Decreto Ministeriale del 18 aprile 2005, le dimensioni di un’impresa sono definite sulla base del loro organico e del loro fatturato o del loro bilancio totale annuale.

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