Benvenuti nel Blog dell’Osservatorio Digitale PMI!

Sul nostro Blog verranno periodicamente pubblicate notizie riguardanti le attività dell’Osservatorio Digitale PMI e approfondimenti sui risultati delle indagini alle quali sono invitate a partecipare Piccole e Medie Imprese italiane.

Seguiteci e lasciate i vostri commenti!

Digital mobile per le PMI

Il digital mobile rimane ancora, per la maggior parte delle piccole e medie imprese italiane, un territorio sconosciuto. Continua a leggere

Web marketing per le PMI

Il web marketing rimane un argomento sconosciuto per molte PMI italiane.

Le PMI rappresentano il 99,9% delle imprese italiane e l’80,3% dell’occupazione nel settore privato è legata a questo tipo di imprese. Continua a leggere

Decalogo per le PMI e il digitale

Come è apparso chiaramente dalle ricerche e dai dati che vi abbiamo mostrato in precedenza, per le PMI fare marketing digitale è ormai una questione di vitale importanza. Continua a leggere

Adozione strumenti digitali da parte delle PMI

L’Osservatorio Digitale PMI è stato fondato per perseguire l’obiettivo di monitorare il grado di utilizzo degli strumenti digitali da parte delle Piccole e Medie Imprese italiane e di analizzare sia gli ostacoli che ne contrastano o impediscono l’adozione, sia i benefici ottenuti dalle aziende che hanno deciso di renderli parte integrante della propria strategia di marketing. Continua a leggere

Social media marketing. Che benefici ha per le imprese?

Si è già accennato a diversi dei vantaggi che il social media marketing può portare alle PMI ‒ così come alle aziende in generale. Cerchiamo di mettere in luce anche gli altri.

Innanzitutto il social media marketing permette di ottenere visibilità a costi notevolmente contenuti rispetto a quelli dei tradizionali mezzi pubblicitari e aumentare la brand awareness, ovvero la notorietà del marchio. Essere più visibili significa inoltre incrementare l’opportunità di acquisire nuovi clienti e di affacciarsi al mercato internazionale, espandendo il proprio business.
In tal modo sarà permesso

anche a piccole e medie realtà di inserirsi in un modello competitivo globale difficilmente raggiungibile fino a qualche anno fa.

I profili social accrescono il traffico verso il proprio sito web ‒ per esempio tramite i link che indirizzano a esso ‒ e ne migliorano il posizionamento nei motori di ricerca ‒ grazie ad azioni quali i like e gli sharing ‒, rendendolo più facile da trovare. Gli utenti, infine, hanno maggiore probabilità di visualizzare un contenuto se presente all’interno dei canali digitali che frequentano abitualmente, in quanto non sono costretti a visitare un altro sito specifico per individuarlo.

Oltre a permettere di ottenere un pubblico più vasto,il social media marketing agevola la creazione di relazioni dirette e personali con gli utenti, obiettivo difficilmente raggiungibile tramite la pubblicità tradizionale. Un dialogo aperto con i clienti è utile per aumentarne la fidelizzazione e per individuare quei contenuti che ritengono rilevanti; i feedback ricevuti, inoltre, sono fondamentali per fornire prodotti e servizi, o semplicemente soluzioni, che rispondano alle reali necessità del consumatore. Queste piattaforme sono pertanto ideali per

garantire servizi come il customer care, che fino a ieri avevano bisogno di significativi investimenti in risorse e strutture.

Tutte le opinioni e i commenti espressi in Rete dalle persone, in aggiunta, influenzano notevolmente le decisioni d’acquisto di coloro che le leggono, portandoli a scegliere tra le offerte di diversi competitor quella con le valutazioni più positive. Questo può essere un grande vantaggio per chi gode di una buona reputazione nel mondo del Web, ed esaminarla è piuttosto semplice rispetto all’elaborazione di una delle classiche ricerche di mercato: è sufficiente monitorare le conversazioni relative al brand che avvengono on line, oppure è possibile effettuare dei sondaggi, chiedendo direttamente agli utenti un parere su un determinato argomento.
Anche le PMI sono nella condizione di valutare oggettivamente la propria reputation, senza dover affrontare costi eccessivi e spesso inaccessibili.

I social offrono sempre ai gestori di pagine aziendali servizi di Web Analytics. Questo è un notevole vantaggio per le imprese, che consente di monitorare costantemente e in tempo reale i risultati della propria strategia di social media marketing, di variarla ‒ o adottarne una alternativa ‒ senza particolari ostacoli qualora non stia conducendo agli obiettivi prefissati. I numerosi dati relativi agli utenti, inoltre, permettono di conoscere il proprio pubblico e, quindi, di profilare il target e di rendere i contenuti il quanto più possibile rispondenti alle sue caratteristiche, preferenze e necessità. Un’ottima idea è anche quella di elaborare offerte dedicate e riservate ai propri follower.

social media strategia

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La privacy in Europa: quali sono le novità?

Il Codice Privacy Europeo segna un nuovo passo verso la globalizzazione in materia di privacy e di tutela dei dati personali.

Dopo che a dicembre 2015 ha visto la luce il testo del Regolamento, il nuovo anno porterà con sé la sua inclusione all’interno di un progetto di riforma della privacy – e quindi la sua entrata in vigore, prevista per primavera 2016 – e l’obbligo di uniformarsi entro i successivi due anni – e dunque la sua applicabilità a partire dalla primavera 2018.

Il tanto atteso il Codice Privacy Europeo va ad interessare principalmente due ambiti, quello relativo all’uso dei dati personali nel settore della sicurezza e delle attività di polizia e giustizia (mediante una direttiva che andrà recepita nei singoli Stati), e quello relativo all’uso degli stessi con riferimento a tutti i soggetti privati (sia persone fisiche che giuridiche) e ad alcuni soggetti pubblici (mediante un regolamento immediatamente applicabile).

Il Regolamento Europeo della privacy nasce per dare una normativa ad aspetti ancora non coperti da tutela e regolamentazione, quali ad esempio il diritto all’oblio, il diritto alla portabilità dei dati, la valutazione dell’impatto dell’utilizzo dei dati, il controllo, l’informativa e la figura del Data Protection Officer (DPO).

Grazie alla peculiare natura di unicum (votato al principio della leale concorrenza), il Regolamento sarà applicabile in tutti gli Stati membri ed anche nei confronti di quelle aziende extra-europee che, però, offrano servizi o beni all’interno del mercato europeo.

privacy definition

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PEC e firma digitale

Quando si parla di PEC (Posta Elettronica Certificata) e firma digitale spesso si fa confusione. Le sigle e le definizioni, a  volte criptiche, del Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD), rendono difficile ai non addetti ai lavori la distinzione tra firme elettroniche, semplici, avanzate qualificate e firma digitale, quest’ultima definita dallo stesso CAD come

un particolare tipo di firma elettronica avanzata.

Vediamo di capirci un po’ di più.

Gli aspetti normativi della PEC

La PEC è uno strumento che consente di inviare messaggi di posta elettronica con pieno valore legale, pari a quello della raccomandata con ricevuta di ritorno.

L’art. 48 del CAD, infatti, prevede che la trasmissione telematica di comunicazioni che necessitano di una ricevuta di invio e di una ricevuta di consegna avvenga mediante posta elettronica certificata. In questo modo, una trasmissione dati assume lo stesso valore della notificane per mezzo posta. Questo significa che la data e l’ora relativi alla trasmissione e alla ricezione di un documento informatico, trasmesso a mezzo PEC, possono diventare un’arma legale tanto quanto una raccomandata con ricevuta di ritorno.

Successivamente una serie di norme, prima la D.L. 185/2008 (conv. L. 2/2009), da ultimo il DL 179/2012 (conv. L.221/2012), sono intervenute per rendere obbligatorio per imprese, professionisti e PA, il possesso di un indirizzo di Posta Elettronica Certificata. Già dal 2009, era d’obbligo dichiarare il proprio indirizzo PEC all’atto dell’iscrizione al registro imprese, ma la retroattività della norma è scattata solo nel 2011. Tempi più lunghi per le ditte individuali, per le quali l’obbligo è arrivato solo a fine giugno 2013.
Contestualmente, dal primo luglio 2013, la posta elettronica certificata è diventata il canale di comunicazione esclusivo tra imprese e pubblica amministrazione, non essendo più accettate le comunicazioni in forma cartacea.

La normativa vigente ha anche previsto la creazione di un elenco pubblico online, l’INIPEC, liberamente accessibile a tutti, dove trovare gli indirizzi PEC di imprese e professionisti. In modo analogo l’Indice PA consente di individuare gli indirizzi PEC di tutti gli enti pubblici, centrali e locali, di ogni ordine e livello.

PEC processo firma digitale

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Come catturare clienti e lead?

Per riuscire ad acquisire nuovi clienti e lead, un’impresa non può più permettersi di concentrarsi esclusivamente sull’immagine autoprodotta, poiché una molteplicità di voci esterne ed estranee contribuiscono a influenzare la visione che di essa hanno le persone. È quindi chiaro che per le aziende sia fondamentale anche superare

la visione dei consumatori come terra di conquista dei propri prodotti e destinatari passivi dei propri messaggi, per riconoscerli come reali interlocutori dialettici del proprio operato.

Cogliere la reale portata della rivoluzione in atto e affrontarla correttamente è possibile, nella maggior parte dei casi, avvicinandosi al mondo dei social media con atteggiamento di apertura e predisposizione al cambiamento, utilizzandoli in primo luogo per ascoltare le conversazioni tra gli utenti, clienti e lead, per comprenderne le modalità e farle proprie, così da potersi poi inserire nel dialogo senza forzature. Le aziende infatti, abituate a un tipo di comunicazione autoreferenziale e promozionale, devono adottare un atteggiamento completamente differente in questi contesti, in quanto l’obiettivo è quello di relazionarsi con i clienti, attuali e potenziali. Ciò che questi si aspettano, in Rete, è che anche la Piccola o Media Impresa si adegui alle consuetudini e all’etichetta, distintive di ogni social network e che sia pertanto

autentica nel […] modo di […] comunicare con i propri interlocutori; trasparente nei confronti della gestione delle proprie attività; aperta, collaborativa e disponibile ad ascoltare le critiche che, da più parti, possono esserle mosse; pronta a intervenire sulle proprie disfunzionalità.

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Autocomunicazioni di massa

Le autocomunicazioni di massa nascono con l’avvento di internet e vanno a sostituire la più classica comunicazione di massa, il modello comunicativo esistente prima che nascesse il World Wide Web.

Come già ripetutamente accennato, con l’avvento di Internet ‒ prima ‒ e del Web 2.0 ‒ poco più tardi ‒ le aziende in generale e le Piccole e Medie Imprese in particolare si sono trovate a operare in un contesto che, se analizzato attentamente, appare profondamente mutato rispetto a quello di appena qualche anno fa. Per descrivere tale evoluzione vissuta dall’Occidente, Castells ha parlato di un

passaggio dalla società moderna, e di massa, alla società in rete (Network Society).

Le differenze tra le due sono molteplici, ma rilevante per questa trattazione è soprattutto il sostanziale cambiamento che si è verificato nell’ambito delle comunicazioni.

La diffusione dei mass media tradizionali, quali radio e televisione, oltre a facilitare l’accesso a un gran numero di informazioni e, di conseguenza, il graduale riconoscimento da parte dei cittadini della propria condizione e dei propri diritti ‒ quando le notizie non erano distorte ‒, ha sicuramente contribuito all’affermarsi della cultura di massa e del consumo. La comunicazione, infatti, era di tipo uno a molti e quindi prodotta esclusivamente da enti pubblici o privati specializzati, con l’obbiettivo di affermare le forme di pensiero dominanti. Nonostante questa sia un’analisi abbastanza superficiale e semplicistica del tema ben più ampio della comunicazione di massa, dovrebbe bastare a far comprendere l’atteggiamento assunto dalle imprese in un simile scenario: erano esse a decidere quale immagine di sé far emergere attraverso i mass media, selezionando accuratamente i contenuti da divulgare e presentando prodotti e servizi al pubblico in maniera spesso invasiva, per renderli noti e incrementare le vendite.

profilo uomo lettere autocomunicazione

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Digital PR e guest posting nella SEO

La visibilità online non è tanto diversa da quella di tutti i giorni. Nessuno si accorgerà di un buon sito, se questo non è visibile al target di riferimento. Una delle attività più importanti in termini di visibilità, ma che spesso viene sottovalutata, sono le Digital PR. In questo articolo vedremo come integrare tali attività all’interno di una strategia SEO.

Cosa sono le Digital P.R.

Prima di partire con il focus del nostro articolo, facciamo luce sul significato di Digital PR, spesso frainteso.
Le Digital PR sono tutte quelle attività necessarie per instaurare relazioni digitali che permettano a un brand o un’azienda di aumentare la propria popolarità online.
Sotto questo termine, quindi, troviamo diverse attività, utili per:

  • Aumentare l’awareness di un brand
  • Migliorare la brand reputation
  • Generare Wom (Word of Mouth), ovvero il passaparola
  • Generare nuovi contatti
  • Intercettare influencer di settore

Perché le Digital PR sono importanti per la SEO

Sappiamo che uno dei parametri più importanti per un sito, in ottica SEO, sono i backlink (o link in ingresso), che determinano l’autorevolezza di un sito web agli occhi del motore di ricerca.
Una delle azioni più profittevoli per ottenere link in ingresso di buona qualità che, quindi, soddisfino sia l’utente sia il motore di ricerca, è il Guest Posting, ovvero la pubblicazione di articoli (che linkano al mio sito) su altri blog, siti o portali a tema.
In che modo, però, è possibile dare inizio a un’attività di Guest Posting?
Ecco che entrano in gioco le Digital PR.

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